mercoledì 17 giugno 2009

Dopo il Noemi-Gate, ecco il D'Addario-gate: Le foto

Berlusconi, a Bari inchiesta su prostitute a Roma e in Sardegna




















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Il premier: «Spazzatura». Alfano e Ghedini a palazzo Grazioli
D'Alema: risponda alle accuse, non faccia come con Noemi

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ROMA (17 giugno) - La procura di Bari ha confermano che è in corso un'indagine per induzione alla prostituzione in luoghi esclusivi di Roma e della Sardegna.

L'inchiesta, che coinvolge Gianpaolo e Claudio Tarantini, titolari di una società barese che si occupa della fornitura di tecnologie ospedaliere, sarebbe scaturita da elementi acquisiti nell'ambito di accertamenti su presunti episodi di corruzione relativi a forniture di protesi. Secondo indiscrezioni di stampa le ragazze partecipavano a feste organizzate in residenze del presidente del Consiglio.

Immediata la reazione del premier. «Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità. Io non mi farò certo condizionare da queste aggressioni e continuerò a lavorare,come sempre, per il bene del Paese».

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il deputato del Pdl e legale del premier Niccolò Ghedini sono stati oggi a Palazzo Grazioli circa mezz'ora dopo il rientro del presidente del Consiglio dall'incontro con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Ghedini ha parlato di «notizie senza connessione logica», del fatto che il premier non è punibile e ha definito «straordinaria» la coincidenza sul fatto che il giorno in cui D'Alema ha rilasciato le dichiarazioni sulle "scosse" in arrivo si trovasse proprio a Bari.

La storia. La storia - raccontata dal Corriere - è questa: nel corso di un'indagine a Bari sulla sanità pugliese, sarebbero state intercettate conversazioni che riguardano alcune feste organizzate a palazzo Grazioli e villa Certosa, residenze del premier. E i personaggi coinvolti avrebbero fatto cenno al versamento di soldi alle ragazze invitate a partecipare. Gli accertamenti, scrive il Corsera, sono stati avviati qualche mese fa e riguarderebbero l'attività della Tecnohospital, azienda specializzata in tecnologie ospedaliere e guidata dai fratelli Giampaolo e Claudio Tarantini. E sarebbe proprio Giampaolo ad aver parlato durante alcuni colloqui telefonici, delle feste alle quali era invitato dal premier. E in particolare sarebbero stati captati diversi contatti con ragazze che venivano invitate nelle residenze di Berlusconi per partecipare a questi eventi. A suscitare l'interesse dei magistrati è stato il riferimento al versamento di soldi.

D'Alema: non faccia come con Noemi. «Si sta facendo una vergognosa speculazione, io di inchieste non so nulla, era solo un giudizio politico», ha dichiarato oggi in una nota Massimo D'Alema riferendosi alle sue dichiarazioni di domenica scorsa, quando aveva detto: ci saranno delle scosse. «Nessun riferimento, dunque, da parte mia, a vicende giudiziarie - ha sottolineato D'Alema - di cui non so nulla. Per quanto riguarda, poi, le insinuazioni prive di qualsiasi fondamento di verità e di riscontri, mi riservo di agire su ogni piano nei confronti dei calunniatori».

D'Alema ha «consigliato» poi a Berlusconi di rispondere alle accuse che gli sono state mosse in una intervista al Corriere della Sera. «Consiglierei a Berlusconi di fare ciò che si fa in questi casi: c'è una intervista sul Corriere della Sera dove qualcuno gli fa delle accuse, risponda. Faccia quello che non ha fatto nel caso Noemi, chiarisca e risponda».

Franceschini. «Massimo D'Alema ha risposto con determinazione e indignazione alle accuse assurde del Pdl. E ha ragione: tutti quelli che lo hanno ascoltato hanno capito perfettamente che quando parlava di scosse si riferiva a fatti politici». Lo afferma il segretario del Pd Dario Franceschini in una nota. «Tutto il resto fa parte del solito copione di Berlusconi e della destra, fatto di attacchi a tutto e tutti, la stampa, l'opposizione, la magistratura, gridando al complotto per cercare di trasformarsi in vittima e -conclude il segretario del Pd- raccogliere qualche voto in più ai ballottaggi. Già visto cento volte, non funziona più».


il Messaggero 17 giugno 2009

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