mercoledì 8 luglio 2009

Strage Viareggio, i funerali:Dolore, rabbia, voglia di giustizia

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Napolitano: chiarezza, prima ancora di accertare le responsabilità. L’omelia di monsignor Castellani: questa tragedia non può essere imputata al caso e alla fatalità

«Si deve fare chiarezza prima ancora di verificare se ci sono delle responsabilità», ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Perché la strage di Viareggio non può essere imputata al «caso e alla fatalità», gli ha fatto eco l’arcivescovo di Lucca, monsignor Italo Castellani, nell’omelia pronunciata per i funerali di 15 delle 22 vittime.
Nel giorno dell’addio ai suoi figli, Viareggio si è raggomitolata su se stessa «con la compostezza e la sobrietà che sono il tratto tipico della città», come ha osservato il regista Mario Monicelli, ma nella sua anima si avverte un profondo bisogno di verità e di giustizia, di cui le parole del Capo dello Stato, l’omelia del vescovo e le invocazioni di alcuni parenti sono stati il filo rosso di una giornata di dolore e di rabbia.
Una città spettrale. Una giornata cominciata all’insegna di una città chiusa con le bandiere a mezz’asta. Una città spettrale, come mai si è vista, nemmeno d’inverno. Chiusi i negozi, gli uffici, gli alberghi, i bar e persino gli stabilimenti balneari. Spiagge vuote. Ombrelloni ripiegati. Per un giorno le due città - la balneare e la stanziale - si sono congiunte nel dolore. «Ho cinquant’anni, ma una Viareggio desolante e desolata come oggi non la ricordo», commenta Mario, un tassista sul lungomare.
Stadio pieno e maxischermi. Mentre allo stadio dei Pini, alle 11, alla presenza di Napolitano, dei presidenti della Camera Gianfranco Fini e del Senato Renato Schifani, del presidente della Regione Claudio Martini, di parlamentari, assessori e sindaci, l’arcivescovo Castellani ha iniziato la concelebrazione con altri 5 vescovi e 50 sacerdoti dei funerali delle vittime, in città si sono accesi numerosi maxischermi per la diretta della cerimonia. Persino negli stabilimenti balneari. E in Passeggiata.
Una città intera - 25mila allo stadio e gli altri davanti alla tv - ai piedi delle 15 bare. Al loro ingresso allo stadio, lo speaker del Carnevale Loris Marchi ha letto i loro nomi. «Tra un nome e un altro ho cercato di anticipare gli applausi per non emozionarmi», ha spiegato.
Le quindici bare. Ecco il fornaio Antonio Farnocchia, 51 anni. Il siciliano Rosario Campo, 42 anni, che aveva smarrito il telefonino e stava tornando a prenderlo in azienda. La giovane sposina Elena Iacopini, 32 anni, e la mamma Emanuela Milazzo, pittrice. Le due sorelle Mazzoni, Ilaria e Michela, 36 e 32 anni. La badante romena Ana Habic, 42 anni, e l’uomo che accudiva, Mario Pucci, 90 anni. Maria Lusia Carmazzi, detta Pulce, 49 anni, moglie di Andrea Falorni, ancora disperso. Claudio Bonuccelli, 60 anni, e Nadia Bernacchi, 59 anni, che avevano preso in affitto una casa per due settimane in via Ponchielli. Magdalena Cruiz Ruiz Oliva, 40 anni, Ecuador, che abitava al numero 17 di via Ponchielli, assieme ai fratelli Boumalhaf. Ecco infine le tre bare della famiglia Piagentini. Quella più grande di mamma Stefania e le due piccole di colore bianco di Luca e Lorenzo, rispettivamente di 5 e 2 anni.
«Non eravate pronti per volare». Durante la messa, un’amichetta dei due bambini, Veronica Martinelli, 16 anni, ha letto una preghiera rivolta alla loro mamma: «Non eravate pronti per volare via, non eri pronta per lasciare tuo figlio Leonardo». Insieme frequentavano l’associazione «Quelli che non», che unisce bambini malati e sani per far vedere loro «che nella vita c’è il bello e il brutto», spiega Alba Caramanna, la mamma di Veronica.
Napolitano, dolore e rabbia. E il piccolo Leonardo ha ricevuto, dopo i funerali, conclusosi con l’intervento dell’imam e del tenore Andrea Bocelli, che ha interpretato due brani, il Panis angelicus di Frank e Ave verum corpus di Mozart, la visita di Napolitano, il «nonno buono», come gli è stato presentato. Un nonno che - durante i funerali e la visita ai ricoverati nell’ospedale Versilia - non ha nascosto il dolore e la sua voglia di chiarezza e di verità: «E’ stata una giornata straziante e straziate erano le persone e le famiglie che ho incontrato allo stadio prima dei funerali. Mi ha colpito lo choc per quanto incredibile e imprevedibile fosse considerata la tragedia. Mi ha colpito il dolore per quanti hanno perso la vita». E ha ripetuto più volte: «Occorre chiarezza, chiarezza...».


Autore: Mario Lancisiil Tirreno 8 luglio 2009

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