VIAREGGIO (1 luglio) - Il Principe degli Angeli di questa notte di fiamme veniva dall’altra parte del mare. Si chiamava Hamza e aveva 16 anni, frequentava un istituto tecnico di qui e andava pazzo per il pallone, come i nostri ragazzi, come gli amici che aveva lasciato in Marocco.
Il destino ha voluto inchiodarlo a un disastro, e si sa che i disastri richiedono eroi. Per questo Hamza, quando lingue di fuoco alte fino a quaranta metri hanno avvolto la sua casa dall’altra parte della stazione, dalla parte povera di una Viareggio che pure sul mare fa risplendere tutto il suo liberty, ha cominciato a perlustrare le stanze a una a una come una furia, in cerca della sorellina di due anni.
Non hanno potuto fermarlo. Ha trovato la bambina, Hamza, e l’ha issata sulle sue braccia forti di adolescente fino a scaraventarla dolcemente fuori della casa, fuori pericolo, terrorizzata ma viva come il cuore forte del ragazzo aveva voluto. In quella casa c’è rimasto lui, povero Angelo, prima svenuto, poi asfissiato e infine miseramente carbonizzato.
Irriconoscibile si sarebbe detto, se solo la disperazione della sorella più grande - vent’anni e pure anche lei così forte e decisa - non l’avesse strappato a una misera sepoltura riconoscendo i resti della collanina che Hamza portava sempre al collo.
Tutto questo è accaduto in un pomeriggio appiccicoso di fine giugno all’ospedale di Pietrasanta, con un crocchio di altri marocchini fuori che raccontavano e piangevano Hamza e le sue gesta. Una comunità unita, discretamente integrata, che adesso ha trovato il suo martire e vuole pur dirlo al resto del mondo.
Non c’è nessuno, invece, fuori del Pronto soccorso a raccontare di un padre del quale prima o poi si conoscerà il nome, ma che testimonianze appassionate e concordi hanno tutte indicato come un altro Angelo, un altro eroe di via Ponchielli e dintorni. L’hanno visto abbracciare il figlio di otto anni e lanciarsi nel vuoto con lui, per sfuggire a una morte sicura per entrambi. Il bambino ha una scalfittura alla testa, lui un trauma toracico abbastanza serio che ha richiesto un lungo intervento in un ospedale fiorentino. Ma la vita prima o poi tornerà a sorridergli, perché se lo merita.
Hamza, il padre del bambino, e poi chi altro ancora? Si pesca nelle voci della notte e arriva quella di un’anziana donna malata: «Devo dire grazie a mio marito, mi ha trascinato fuori casa di peso. Come avrei fatto io a salvarmi dal fuoco con queste povere gambe?». E siamo a tre: Hamza, il padre di famiglia e il pensionato che soccorre l’anziana moglie come se fosse ancora la sua Giulietta di un tempo.
Ma non è finita. Le agenzie battono la più incredibile delle notizie: due treni passeggeri, con centinaia di persone a bordo, sono stati bloccati alle porte di Viareggio una manciata di secondi prima che potessero raggiungere il luogo dell’incendio e quindi provocare un’ecatombe. Chi li ha bloccati questi treni? Chi ha avuto la prontezza, la lucidità e la competenza di impedire una tragedia perfino superiore al terremoto in Abruzzo? E’ stato il Signor Capostazione di Viareggio, dall’ombra venuto e nell’ombra rimasto per tutta la giornata. Qualcuno un giorno se ne ricorderà.
Se non proprio angeli, poi, una storia di straordinaria dedizione sono in grado di raccontarla anche i volontari della Croce Verde di Viareggio. Sì, Croce Verde, una di quelle associazioni post-risorgimentali laiche che hanno fatto un po’ la storia di questa cittadina e che oggi sono ben dentro il suo tessuto sociale, fino a costituirne un nervo ben distinguibile. Ebbene, una lingua di fuoco «stratificata in basso», come sempre accade quando di mezzo c’è il gpl, s’è incuneata proprio nel garage della Croce Verde, dall’altra parte dei binari e s’è mangiato in sol boccone due delle sei ambulanze parcheggiate e danneggiato seriamente le altre quattro.
Ma non li hanno fermati. Hanno dato l’allarme - erano in otto per il turno di notte - e si son messi al lavoro, cominciando a dare disposisizioni all’unica ambulanza che avevano in giro e che ha fatto ovviamente alla grande il suo dovere. Il giorno dopo, alle 5 del pomeriggio, il presidenze Milziade Caprili, un ex vicepresidente del Senato con Rifondazione comunista, ha già pensato a una sede temporanea e sta aspettando trepidante la visita dell’Arcivescovo di Lucca. Questa è la Versilia, questa è l’Italia.
Ultimi, ma non per una classifica di meriti, i nostri amati Vigili del Fuoco. Con un Nucleo speciale arrivato da Venezia stanno compiendo la più pericolosa delle operazioni di bonifica: il travaso al sicuro del gpl che sta ancora in quelle cisterne. Ma, soprattutto, a decine non hanno battuto ciglio quando sono stati chiamati a Viareggio da ogni parte d’Italia, proprio loro, che con il terremoto d’Abruzzo sono ormai allo stremo delle forze, proprio loro che quando dimenticano di essere vigili del fuoco pensano ai magri stipendi e immaginano, un giorno chissà, di fare addirittura uno sciopero. Ma poi il dolore chiama e allora la rabbia può anche attendere.
Il Messaggero 1 luglio 2009
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