martedì 24 novembre 2009

Marrazzo sotto protezione?Timori per l'ex governatore

di Tommaso Labate

Supertestimone. Il suo avvocato evoca l'ombra di una banda modello Uno Bianca. Il mistero della località dove si è nascosto il politico. I contatti tra il pusher salernitano Cafasso, stroncato da un'overdose nel settembre scorso, e il clan dei Casalesi.

E se Piero Marrazzo non stesse in monastero? E se l'ormai ex governatore del Lazio si trovasse in un luogo “sicuro” e quindi diverso dall'abbazia di Montecassino dove tutti l'hanno localizzato?
I due punti di domanda viaggiavano già da qualche giorno sul treno degli autorevoli “si dice”, che rimbalzavano dalla procura di Roma ai palazzi della politica, e come tali vanno presentati. Ma la misteriosa morte della transessuale Brenda ha dato alle due domande un interesse che prima dell'incendio di via Due Ponti non avevano. Nella storia di sesso-bugie-e-videotape, che pure ha rovinato vita e carriera del presidente della Regione Lazio, ora ci sono anche i cadaveri. Brenda, nel suo appartamento. Il pusher di via Gradoli Gianguarino Cafasso, due mesi fa, in un motel sulla Salaria.

L'interrogativo sul luogo in cui si trova davvero Marrazzo apre l'ennesimo squarcio inquietante su tutta la faccenda. Stando ai “si dice” di cui sopra, infatti, il governatore del Lazio potrebbe far parte già da tempo di quello che nei film americani si chiama “programma protezione testimoni”. Tutto questo è fiction? Oppure no?

Se non lo è, allora per gli inquirenti che lavorano al grande giallo iniziato con quattro carabinieri che ricattavano noti clienti di trans la storia ha già qualche luce tra molte ombre. Marrazzo, che frequentava da anni il viado Natalì e che almeno due volte aveva incontrato Brenda, ha avuto modo di conoscere chi e che cosa stava dietro il grande mercato di video? L'ex governatore ha già fatto luce anche sui dettagli della grande storia che esulavano dal ricatto di cui è stato vittima?

Se le ultime due domande portano a due “sì”, allora Marrazzo non è soltanto una vittima illustre. Ma un testimone. Anzi, il testimone chiave, la carta più preziosa nelle mani di chi sta indagando. «È colpa mia, è colpa mia», è un frammento di frase che ieri il Corriere della sera ha attribuito alla voce dell'ex governatore. Ma l'avvocato Luca Petrucci ha immediatamente provveduto a smentire tutti i virgolettati ascritti al suo assistito: «Leggo sul Corriere della Sera e su Repubblica - ha scandito - presunte dichiarazioni di Marrazzo o di suoi ipotetici amici sulla tragica scomparsa della trans Brenda. Tali dichiarazioni, alcune addirittura virgolettate e con citazioni di sms, sono false dalla prima all'ultima parola in quanto Marrazzo, pure informato dalla moglie su quanto accaduto, non ha incontrato o parlato con nessuno di questa tragica vicenda».

Marrazzo potrebbe essere già in un luogo “sicuro”, protetto, irraggiungibile. E forse non a caso il suo avvocato, subito dopo aver appreso la notizia della morte di Brenda, s'è affrettato a chiedere «protezione» anche per l'altra possibile testimone chiave: la trans Natalì. Il motivo sta in una parte della dichiarazione dell'avvocato Petrucci in cui lo stesso evoca un puzzle simile a un caso già noto all'Italia di quasi vent'anni fa: «Dico che forse le indagini stanno scoperchiando un sistema simile a quello della Uno bianca, dove si mettevano tra l'altro a tacere i testimoni».

Quale organizzazione può avere interesse a eliminare un personaggio centrale dell'inchiesta come Brenda? E poi qual è, se c'è, il ruolo nella faccenda del clan dei Casalesi, che controllano lo spaccio di droga a Roma e nel basso Lazio, e che avevano contatti anche con il pusher Cafasso, lo stesso che cercava di smerciare uno dei video con Marrazzo?

Ogni interrogativo irrisolto è un'ipotesi da verificare. Come quello sulle reali cause che hanno portato alla morte di Brenda. Escluso il suicidio, rimane la strada tortuosa che parte dall'incidente domestico. Poi c'è l'omicidio, su cui il dibattito è aperto anche tra i politici. Basti pensare ad Antonio Di Pietro, che parlando «da ex pm e investigatore» s'è detto in disaccordo con chi «in queste ore, con molta superficialità e tempestività, ha già dato per certo che la transessuale Brenda sia stata uccisa».

fonte Il Riformista 23 novembre 2009

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