giovedì 26 novembre 2009

Marrazzo, legale carabiniere: Fu complotto politico


Il legale del carabiniere del ricatto: trans usati come esca per far cadere il governatore


GUIDO RUOTOLO
ROMA
«Ho la sensazione che i carabinieri coinvolti nell’affaire Marrazzo siano stati strumentalizzati da una regia diversa. Insomma, si sono ritrovati all’interno di un complotto che aveva come obiettivo politico Piero Marrazzo». L’avvocato Bruno Von Arx difende uno dei carabinieri del disonore, Luciano Simeone, ancora oggi recluso a Rebibbia. E in attesa degli sviluppi delle indagini che oggi sono concentrate soprattutto sulle morti (sospette) di due attori dell’affaire, il pusher Rino Cafasso e il trans Brenda, il difensore di Simeone è durissimo nei confronti della Procura: «I fatti dimostrano che le indagini sono state finora riduttive». E già, in attesa (spasmodica) dei 60.000 files (video, foto, messaggi) che il computer di Brenda conservava nella memoria dell’hard disk, nonostante che il trans l’avesse cancellati, in attesa di sapere se tra questi files c’è il video che riprende Marrazzo con Brenda e Michelly, e poi chissà chi altro, chissà se nelle riprese o nelle foto compaiono anche altri personaggi eccellenti, i dubbi dell’avvocato Von Arx ripropongono uno scenario già ipotizzato all’indomani dello scandalo. Il «grande ricatto» contro il governatore del Lazio è solo farina del sacco dei quattro carabinieri e del pusher Cafasso?

Se la domanda fosse rivolta a Marrazzo, la risposta sarebbe negativa, perché l’ex governatore ha sostenuto di aver archiviato la vicenda del 3 luglio come una rapina. E’ che più si va avanti nelle indagini più si ha la sensazione che tutti i protagonisti non hanno detto la verità, tutta la verità, o hanno addirittura dichiarato il falso. E se si escludono i carabinieri arrestati che hanno anche il diritto, per difendersi, di dichiarare il falso, tutti gli altri potrebbero finire indagati chi per false dichiarazioni al pm, chi per calunnia o favoreggiamento. Prendiamo i trans e le loro dichiarazioni. La Procura dovrà risentire per esempio Natalie e China sulle recenti rivelazioni. China a «Porta a Porta» ha detto di aver saputo da Brenda che «a fare la trappola a Marazzo erano state Natalie e Jois (il trans che avrebbe avuto una relazione con uno dei carabinieri arrestati)». E che Marrazzo avrebbe «pagato 30.000 euro a Brenda». Forse per cancellare il video che li riprendeva insieme?. Allora chi dice il vero? Natalie? China? E perché non si riesce a trovare Michelly, il trans che portò Brenda agli incontri con il governatore del Lazio? E Jennifer, il trans che aveva una relazione con il pusher Cafasso, cosa sa di tutta questa storia? E se sul «grande ricatto» di questa banda di carabinieri e pusher, e chissà se anche trans, si fosse inserita una strategia politica? Questo sembra dire l’avvocato Von Arx.

Certo che prima o poi, le indagini della Procura potrebbero approfondire tutta la gestione del tentativo di vendita del video che riprendeva Marrazzo con Natalie, e quelle strisce di cocaina su un tavolo. Nel decreto di fermo dei quattro carabinieri, la Procura contesta il reato di ricettazione. Il «corpo del reato» fu sequestrato nella redazione milanese del settimanale «Chi», diretto da Alfonso Signorini, e negli uffici dell’agenzia «Photo Press». E qual è stato il ruolo del fotografo Max Scarfone che fatto da tramite tra i carabinieri e l’agenzia di immagini milanese? Nei primi interrogatori, nelle deposizioni dei vari testi, è emerso che quel video ha girato per diverse redazioni di settimanali e quotidiani (Chi, Oggi, Libero e Il Giornale). E che, a tre giorni dal blitz del Ros dei carabinieri, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avvisò il governatore del Lazio dell’esistenza del video. annunciando anche che il suo gruppo editoriale non l’avrebbe mai pubblicato, fornendogli pure i riferimenti telefonici dell’agenzia «Photo Masi» che aveva il video.

L’avvocato Luca Petrucci, difensore di Marrazzo, evoca uno scenario da «Uno bianca». A Bologna i poliziotti del disonore, qui, a Roma, i carabinieri. Se fosse questo lo scenario, e i rilievi della Scientifica e i risultati degli esami tossicologi confermassero che Cafasso e Brenda sono stati uccisi, e che questi due omicidi sono collegati, come è possibile smascherare i killer e i mandanti?
la repubblica 26 novembre

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