martedì 24 novembre 2009

Brenda, Porta a Porta: China accusa Natalie per il video con Marrazzo

http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/china-marrazzo/franceschi170696102710112329_big.jpg
Note di Paturnio

Vorrei precisare che China ha affermato di non essere mai stata fidanzata con Brenda,ma di esserle solo molto amica.Questo articolo è scritto male e contiene diverse imporecisioni.Lo pubblico soltanto per confrontarlo con il secondo articolo, e trarre le dovute conclusioni sul tipo di informazioni che circolano.


"Il video con Marrazzo una trappola di Natalie"
China, la fidanzata di Brenda, accusa Natalie e un'altra trans

MARIA CORBI
ROMA
Natalie e le altre, dalla strada e dai loschi appartamenti di via due Ponti, alle poltroncine immacolate di Porta a Porta, per decifrare un mondo, probabilmente un omicidio, la morte di Brenda. Un comportamento, il loro, che ha alternato fino ad oggi silenzi, omissioni, rivelazioni e confessioni. Così ieri lo sfogo di China, fidanzata di Brenda che accusa Natalie di essere stata, lei, insieme a un’altra trans, a preparare una trappola ai danni dell’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo. «Brenda - ha raccontato China - mi ha detto che sono state Natalie e Jois a preparare la trappola a Marrazzo. Le ho chiesto se lei aveva qualcosa da farmi vedere ma lei non aveva filmati».

Nel computer di Brenda non ci sono filmati, assicura China: «Brenda era una grande esperta di computer. Non so cosa avesse sul pc ma di sicuro non aveva filmati perché altrimenti li avrebbe fatti vedere immediatamente».

Pezzi di un mondo che affiorano dai racconti di queste donne dalla femminilità esponenziale, amate dal potere, come Natalie, primadonna dello scandalo Marrazzo che ha raccontato di coccole dispensate ad uomini, dei loro gusti sessuali e dei loro sogni, dei loro segreti. Nuovo capitolo di dettagli ieri, da Vespa: «Quindici giorni dopo che ero tornata dal Brasile incontrai Marrazzo. In quella occasione mi disse: guarda due trans mi hanno fatto un video e delle foto ma subito dopo l’hanno cancellato». E ancora: «Tutti sanno che nel telefono resta la memoria e lui era preoccupato che non l’avessero cancellato. Brenda, secondo quando dice Natalie, non voleva andare in Brasile. E non sarebbe stata lei la vittima designata se di omicidio si trattasse: «Io penso che se la sua morte fosse collegata a questa faccenda, la prima persona che doveva morire ero io».

E poi ci sono quei trentamila euro, un compenso versato da Marrazzo a Brenda, sempre secondo il transessuale China amico di Brenda: «Una sera Brenda mi ha chiamato e mi ha detto di andare a casa sua. Era ubriaca. Quando sono arrivata mi ha fatto vedere i soldi e li ho contati: erano 28 mila euro. Brenda mi ha detto che duemila li aveva già spesi». Ma il legale di Marrazzo nega: «Per le rare volte che Marrazzo è andato da questi trans, la cifra pagata è stata di mille euro. Questi 30 mila euro mi sembrano una cifra sproporzionata per qualsiasi prestazione».

Soldi, computer e videotape, un vero romanzo giallo, con Brenda come vittima, e un mondo da scoprire che ruota intorno. Un’altra amica di Brenda, l’ultima persona, che avrebbe l’avrebbe vista in vita la notte tra il 19 e il 20 novembre, rivela che avrebbe dovuto comprare il computer trovato ammollo nel lavandino. «Era grigio, penso sia quello». Brenda si voleva liberare di tutte le cose di valore come la tv al plasma e il frigorifero. «Io avevo comprato il suo computer tre giorni fa ma non avevo ancora avuto il tempo di andare a prenderlo», spiega Veronica.

«Ci eravamo messe d’accordo per 400 euro. Le avevo dato 100 euro, altri 100 dovevo darglieli quando sarei andata a prenderlo. Poi le avrei dato dopo gli altri 200». E adesso saranno gli inquirenti a cercare di capire perché Brenda abbia mentito dicendo di non possedere un pc in quanto non in grado di usarlo. Intanto i legali della famiglia della trans hanno fatto presente in procura che i genitori rivogliono al più presto la salma per celebrare il funerale. E nelle prossime ore la mamma di Brenda dovrebbe arrivare in Italia.
La Stampa 24 novembre 2009

Cafasso, s’indaga per omicidio Pusher e trans, soci del ricatto
di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore


Nemmeno due maestri del giallo come Agatha Christie e Alfred Hitchcock. «Neppure loro avrebbero saputo intrecciare questa storia in modo così fitto» si lascia scappare verso sera uno degli investigatori impegnati a risolvere l’incredibile e per certi versi anche insostenibile “caso” del video-ricatto a base di sesso, trans e cocaina che fa tremare vip e politici, che ha già costretto alle dimissioni l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo e su cui ora pesano due cadaveri. Entrambi in cerca di autore. La vera svolta del giallo arriverà dalla lettura dei file del pc trovato in casa di Brenda e «messo in salvo» da una mano ancora sconosciuta sotto l’acqua del rubinetto dentro il lavandino, unica possibile fonte di salvezza in una casa piena di fumo. Il contenuto dei file e della memoria del pc sono decisivi per sapere non solo cosa custodiscono ma anche se filmati o fotografie sono stati spediti in qualche server nel cyber spazio. In poche parole, se è vero, come sembra, che Brenda fosse la custode di materiale - video e film - con cui poteva ricattare i clienti.

IL GRUPPO DEI RICATTI
Wendell Mendes Paes,il trentaduenne brasiliano che un giorno diventò Brenda, e un gruppo di altri trans che a un certo punto hanno realizzato un modo più diretto e meno faticoso di fare soldi: ricattare i clienti. Brenda e le altre, quindi, coordinate dal pusher Gianguarino Cafasso nonchè dai carabinieri della Compagnia Trionfale arrestati il 21 ottobre. L’aggiunto della procura di Roma Giancarlo Capaldo e il sostituto Sabelli ormai si sono convinti che anche la morte di Cafasso sia da ricollegare al “caso” Marrazzo prima e alla morte di Brenda poi. Anche la morte del pusher diventa un caso di omicidio, un po’ come quello di Brenda, amici, conoscenti e soci in affari, anche la stessa fine. Cafasso era il pusher dei trans ma anche di molti vip, è stato il primo a cercare di vendere il video di Marrazzo ai giornali (15 luglio) insieme ai carabinieri, poi esce dalla scena della trattativa e ricompare il 12 settembre, due righe sul mattinale della questura, una morte per overdose nella stanza 406 dell’hotel Romulus lungo la via Salaria, oltre il raccordo. Con lui, in quella stanza, c’era un trans, Jennifer. Jennifer è stata risentita ieri in procura e ha aggiunto dettagli nuovi sulla morte di Cafasso, particolari che non aveva raccontato nè il 12 settembre nèil 5 novembre quando è stata risentita dal Ros dei carabinieri che indagano sul video-ricatto a Marrazzo. Dettagli, ad esempio, «sulla modalità di assunzione della droga» che potrebbe avere coincidenze con il cocktail che ha stordito Brenda poi morta per asfissia.Attenzione ai nomi perchè la scena che a questo punto hanno davanti investigatori e inquirenti oltre che confusa e anche più affollata del previsto. E’ragionevole pensare che Brenda e altri trans avessero preso a filmare di nascosto gli incontri con i clienti. Il capo della Squadra Mobile Vittorio Rizzi sta risentendo tutti i viados già comparsi nella primaparte inchiesta, quella dei Ros sul video ricatto a Marrazzo.

Perchè una cosa è certa: i trans hanno mentito sempre, tutti e continuano a farlo.Ha mentito Brenda che ha ammesso solo in un secondo interrogatorio di aver girato di nacosto un film a Marrazzo spergiurando di averlo cancellato; che ha negato di avere un pc e di saperlo usare e invece lo aveva, anche se lo stava vendendo, e chattava di continuo. Mente China, mente Jennifer sulle ultime ore di Cafasso. E Michelle, di cui è stata trovata una foto in casa di Brenda, dov’è? E Natalie, colei di cui Marrazzo si fidava di più e di cui infatti le altre erano molto gelose? China l’accusa di «aver fatto una trappola a Marrazzo insieme a Giosy ». E sempre China, che parla ogni giorno da un mese appena vede un microfono, ieri sera a Porta a Porta s’è ricordata che «Brenda le ha fatto vedere 30 mila euro avuti da Marrazzo ». Vero? Falso? Il saldo perun ricatto? C’è rabbia tra investigatori e inquirenti. All’inizio, infatti, non fu fatta la perquisizione in casa di Brenda e fu presa per buona la sua versione («non ho un pc»). Ora si deve recuperare il tempo perduto, incrociando la memoriadel pc con il traffico telefonico delle due schede sim (una usata solo per internet) e dei due telefoni di cui uno rubato nella rapina subita da Brenda l’8 novembre. Già, le rapine ai trans. Loro denunciano «una banda di romeni su un’auto azzurra». Un’altra presenza che inquieta in una storia ancora tutta da scrivere.
L'Unità 24 novembre 2009

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