Quei nove assegni che non si trovano
Il giallo dei soldi nel mistero del ricatto all'ex governatore del Lazio. Rapine ai viados: la prima nel 2007.
Nove assegni. Nel mistero del ricatto all'ex governatore del Lazio i titoli di credito che non si trovano sono nove e non tre soltanto. L'importo complessivo è imprecisato. All'inizio si era detto che Piero Marrazzo ne aveva firmati tre da 20 mila euro ciascuno a favore dei carabinieri Luciano Simeone, Carlo Tagliente e Nicola Testini sospettati di estorsione e rapina, arrestati con il collega Antonio Tamburrino accusato di ricettazione per aver cercato di piazzare il video-scandalo. Poi il valore è cambiato: è passato a due da 5 mila e uno da 10 mila euro. Poi ancora un colpo di scena.
Due giorni dopo la bufera l'ex presidente ha negato di averli firmati, chiedendo addirittura una perizia calligrafica perché si verificasse la bontà dell'autografo. L'ex governatore è parso il pollo spennato da militari e trans. Infine, nell'ultimo interrogatorio coi magistrati è arrivato a negare la tesi del ricatto, di aver pagato i militari perché non divulgassero il video e chiamassero i giornalisti. La crapriola è compiuta. Sta di fatto che nell'indagine gli assegni non sono ancora saltati fuori e non sono mai stati incassati perché Marrazzo stesso li ha bloccati telefonando in banca. In questa storia i punti che sembravano certi sono diventati vaghi e precari, quasi spariti.
L'ex presidente del Lazio ora parla solo di rapina, lasciando intendere che i carabinieri entrati il 3 luglio nell'appartamento di via Gradoli, trovando Marrazzo col trans Natalie, avrebbero frugato nel suo portafogli portando via i soldi (anche qui gli euro cambiano: 2 mila, poi 5 mila) e forse gli assegni che c'erano. Si vedrà. Secondo le indagini condotte fin qui dal Raggruppamento operativo speciale, i tre carabinieri non erano nuovi alle rapine. La prima risalirebbe al gennaio 2007. Vittime designate i trans di Roma nord, alla Cassia, presi di mira perché clandestini da arrestare. Per cui: loro tacevano e i carabinieri li ripulivano. I viados brasiliani hanno parlato di soldi, profumi, computer e anche playstation. Un altro punto che la difesa dei tre dovrà chiarire.
IL TEMPO Fabio Di Chio
04/11/2009
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